Il litorale e il parco di Molentargius
il nostro litorale, le zone umide, i parchi
Dai due B&B, attraverso il viale Colombo, servito anche di percorsi pedonali e piste ciclabili, si può raggiungere in pochi minuti il litorale e il suo bellissimo mare, eletto dal 2011 al 2020 Bandiera Blu conferito dalla FEE (Foundation for Environmental Education) alle località costiere Europee.
Il litorale di Quartu, fa parte del Golfo Degli Angeli e si estende per una lunghezza di circa 5 km, dall’Ospedale Marino, fino al Margine Rosso; è caratterizzato da un arenile bianco candido e da acque smeraldine che nelle giornate di maestrale in particolare, mostrano tutta la loro bellezza.
È servito anch’esso di piste ciclabili e percorsi pedonali attrezzati per il fitness, da piazzole di sosta e da diversi punti di ristoro, dove si possono gustare ottime pietanze di mare.
Particolarità che colpisce, è il rudere agonizzante della Torre di Carcangiolas, facente parte di un sistema di torri costiere costruite dal VIII secolo fino al XVIII secolo da Aragonesi e Pisani, come avvistamento a difesa delle popolazioni dalle incursioni barbaresche.
Da una diramazione a destra dello stesso viale (via S’ Arrulloni) dopo circa un km si può raggiungere l’accesso al parco naturale regionale Molentargius - Saline (video)
Parco Molentargius- Saline ) dichiarato "zona umida di importanza internazionale" ai sensi della convenzione di Ramsar, ricchissimo di avifauna e dove il fenicottero rosa, numerosissimo, denominato anche "genti arrubia", è il suo emblema!
(Si racconta in una leggenda sarda, che un pastorello, il piccolo Peppino, era stato lasciato solo dal padre, per metterlo alla prova a custodia dell'ovile, in quanto la soliltudine della campagna e dello stagno limitrofo lo terrorizzava; al calar della sera, un rumore forte allarmò il pastorello, che credette di vedere tra l'acqua bassa della vecchia salina, centinaia di strani esseri vestiti di rosso, venuti sicuramente a rubare le pecore. Quando il padre ritornò all’alba, il bambino, disperato e trafelato, gli corse incontro urlando "babbu,babbu, uno muntoni de genti arrubia" (babbo, babbo, tantissima gente rossa!), l'uomo si guardò attorno e rincuorò il figlio: "Quegli strani esseri non sono uomini, ma soltanto uccelli, grandi uccelli rossi".
È il paradiso per gli appassionati di Birdwatching e sono per questo allocati degli appositi capanni da cui, oltre al fenicottero, si possono avvistare e osservare anche specie rare come il pollo sultano e il bellissimo falco di palude.
Sarà un occasione anche per conoscere Quartu Sant’ Elena la nostra città, con la sua cultura attraverso i due musei etnografici, le sue ricorrenze festose, i suoi parchi e soprattutto il vicino capoluogo, Cagliari, una delle città portuali fra le più belle che si affacciano sul mediterraneo, inserita in uno scrigno naturale di zone umide tra Molentargius e Santa Gilla, visibili dai suoi colli di Castello, Monte Urpinu, San Michele, viale Boncamino, da dove soprattutto al tramonto si assiste ad uno spettacolare panorama mozzafiato.
Per informazioni sul Parco di Molentargius, ci si può rivolgere presso l’edificio "Sali Scelti" situato a Cagliari in via La Palma s.n.c. dal lunedì al venerdì dalle 08.30 alle 19.30 sabato e domenica dalle 09.00 alle 20.00
Per gli amanti del trekking e della mtb ci sarà solo l’ imbarazzo della scelta, il territorio offre tanto, non in termini di turismo di massa, ma di nicchia per appassionati, lontano dal frastuono delle città e dai ritmi frenetici ad essa legati e per ricaricarvi anche il Parco regionale dei Sette Fratelli (vedi su itinerari) vi aspetta!
Buona permanenza e buone vacanze!
Itinerari
le montagne e le coste
Le nostre montagne
"Sette di queste punte piramidali si vedono da lontano e sono appellate col nome di Sette Fratelli diceva il La Marmora; ai piedi di questa montagna vi è stato un eremitaggio che io vidi nel 1822… e la vegetazione vi era potente e maravigliosa".
G. Spano, intorno al 1860, affermava "quest’eremitaggio fu fondato dal celebre Padre Vidale (di Mara Calagonis) per comodo dei viandanti, quando egli era parroco di tutto il Sarrabus".
L’origine del nome potrebbe derivare appunto da "i setti fraris" che può essere tradotto in italiano i sette frati o fratelli.
Il ricordo di questo eremitaggio è nascosto oggi tra i ruderi del "Convento dei Sette fratelli", dove alcuni frati vivevano in epoche lontane, raccogliendo erbe magiche miracolose, dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione, ma dovevano essere anche un punto di riferimento per i viandanti che da Castiadas si spostavano verso il Campidano.
I luoghi, in prossimità della creste dei Sette Fratelli, costituiti da "selve oscure" evocavano paura, sia per superstizioni, ma anche per reali pericoli, (agguati, rapine e uccisioni); "Bruncu S’Eremigu Mannu" (il grande nemico… il diavolo), (Bruncu Poni Fogu) luogo di incendiari, inteso anche come provocatori di faide; la grotta "Fra' Conti", avamposto di pace di uno di questi eremiti…
Il parco si estende per una superficie di 58.000 ettari per gran parte nella regione del Sarrabus a sud-est della provincia di Cagliari e interessa 9 comuni Burcei, Castiadas, Maracalagonis, Quartucciu, Quartu Sant'Elena, San Vito, Sinnai, Villasalto e Villasimius.
I rilievi principali sono le Punte dei Sette Fratelli, il monte Serpeddì che superano di poco i mille metri e il Monte Genis (m 979).
Comprende la Foresta demaniale dei Sette Fratelli, quella del rio Brabaisiu, quella di Tuviois, la foresta Campidano e la foresta demaniale di Monte Genis.
I manti arborei sono perlopiù costituiti da leccio e sugherete e arbusti di corbezzolo, erica, mirto e ginepri, ad eccezione di una parte della foresta Campidano dove abbondano anche i pini e di quella di Tuviois, costituita da relitti arborei maestosi di lecci secolari.
Il patrimonio faunistico annovera cinghiali, martore, lepri, conigli, gatti selvatici, aquila reale, falco pellegrino e l'astore sardo, oltre il cervo sardo e il muflone in particolare sulle punte dei Sette Fratelli e del Monte Genis.
Tra queste foreste si aprono scorci naturalistici d’incantevole bellezza per le forme rocciose assunte dalla pietra in millenni di erosione idroeolica dove, a monte, il massiccio dei Sette Fratelli, Baccu Malu, Monte Genis e a valle le profonde gole del rio Picocca e Baccu is Angiulus ne sono la più suggestiva testimonianza.
La foresta demaniale dei Sette Fratelli è un'oasi naturalistica visitabile senza particolari difficoltà, svoltando a destra una volta raggiunto dalla SS125 il valico Arcu e Tidu 430 m dove poco distante, si trova la caserma forestale "Dr. Umberto Noci" che ospita anche uno spazio museale dedicato al cervo sardo.
Il percorso principale è costituito da una strada sterrata che si sviluppa per circa quattro chilometri fino al vivaio della Forestale ed è attrezzato con aree di sosta per i pic nic; si può accedere anche in auto, ma è consigliabile percorrere lo sterrato con la mtb o a piedi perché il paesaggio è più godibile, anche se a tratti faticoso per qualche ripida salita.
Dopo qualche chilometro, si attraversa un ponticello dove sulla sinistra c’è una deviazione che porta al Convento dei Sette Fratelli e alle stesse montagne.
Proseguendo sulla strada, prima di raggiungere il vivaio, l’attenzione viene catturata da un grosso macigno a sbalzo, denominato "Sa Grutta de sa Pippia" (la grotta della bambina).
Si racconta che il macigno rotolando avrebbe schiacciato una bambina dove l’eco del turbinio del vento venne attribuito dalla fantasia popolare, ai lamenti della bambina.
Si arriva poi al vivaio della Forestale, dove si può visitare il giardino botanico.
Nello spazio antistante, svettano dei noci e castagni e imboccando un sentiero sulla destra, si possono ammirare dei pini veramente maestosi, oggetto di un intervento di rimboschimento operato diverse decine di anni fa.
In tutto l’areale dei sette fratelli si possono percorrere diversi sentieri, eccovi qualche suggerimento http://www.sardegnaturismo.it/documenti/1_26_20060608132748.pdf
A nord, questo spazio della Forestale è dominato dalle austere forme del massiccio roccioso Perda Aasub e’ Pari.
http://www.sardegnasentieri.it/sentieri/perda-asube-pari
Nel territorio di Burcei, dopo qualche chilometro dal paese, si può arrivare alla foresta del rio Brabaisiu e alla sua accidentata valle, scendendo nel fianco scosceso attraverso una mulattiera ombreggiata dai lecci e ricca di scorci panoramici.
Una volta raggiunto l’alveo del ruscello e guadato la mulattiera, si snoda alla sua sinistra la via dell’Argento, http://www.linguasarda.com/htm/Il%20geografo/La%20via%20dell'argento.htm (archeologia mineraria di Tuviois di Serra S'Ilixi, del rio Ollastu, spingendosi fino a Monte Narba, San Vito, (Salvatore Dedola http://www.linguasarda.com/home.php )
http://www.minieredisardegna.it/LeMiniere.php?IdM=100&IdCM=&SID
La foresta di Tuviois, chè è una delle poche testimonianze di foresta primaria del Sarrabus (comune di Burcei, è più difficile da raggiungere per via del fondo stradale dissestato, ma si può optare per un trekking o per la mtb, considerando però che per certi tratti ci si dovrà muovere con la bici in spalla) seguite i consigli del doctor Victor! http://www.doctorvictor.it/
La foresta demaniale del Monte Genis è invece dominata dal massiccio di granito rosa del monte omonimo alto 979 metri, da cui si gode di un panorama che va dai monti dell'Ogliastra e del Gennargentu a nord, fino ai monti del cagliaritano a sud (monte Serpeddì, il massiccio di Sette Fratelli ecc.).
La foresta ai suoi piedi è ricca di varie specie di alberi come ontani, ginepri, carrubi e arbusti di erica, ginestra, iris e peonia. Nel cielo è possibile avvistare falchi, aquile reali, barbagianni ed upupe.
Sempre nelle vicinanze della montagna è presente una imponente costruzione nuragica, formata da una torre centrale e da diverse torri a corona, con muraglie imponenti che le congiungono; in prossimità della sua cima le rocce scolpite dal tempo, è possibile scorgerne una a forma di aquila.
https://www.youtube.com/watch?v=YOq_2I4-_hQ (video)
La Foresta Campidano, abbraccia il territorio di Sinnai, e quello di Soleminis ed è costituita rispettivamente da una estesa pineta oggetto purtroppo periodicamente di devastanti incendi e da un bosco di lecci e macchia mediterranea. http://www.sardegnaambiente.it/j/v/1189?v=2&c=7216&s=26785
Le nostre coste e le zone umide
Dopo aver percorso il primo tratto di strada costiera, urbanizzato da insediamenti a macchia di leopardo, e superato il sobborgo di Quartu, Flumini, la SP17, a partire dalla località di Capitana, inizia salire sulla costa, offrendo ad ogni curva un’emozione veramente intensa, per un mare che assume colorazioni e tonalità sempre diverse che variano da un profondo colore azzurro cristallino, al verde smeraldo.
Capitana in particolare, sorprende per questo colore e un mare trasparentissimo a cui fa da contrasto il verde cupo di una pineta fittissima, che sul lato sinistro della strada ospita anche un campeggio; la realizzazione negli anni sessanta di bracci a mare, adibiti a ricovero imbarcazioni, fin quasi a lambire la battigia, ne hanno deturpato l’originaria bellezza.
A breve distanza si trova il porticciolo di “Marina Capitana” che può ospitare 480 posti barca da 4 a 27 metri.
Dopo pochi chilometri si arriva in località Is Mortorius, piccolo promontorio adombrato da una piccola pineta, che ospita il sito archeologico del nuraghe trilobato Diana, su cui aleggiano anche misteriose leggende. http://www.nuraghediana.it/nuovofile19.html Fu trasformato in periodo bellico in postazione militare ( Batteria Carlo Faldi).
I nomi di questi luoghi, pare abbiano origine dalla fantasia popolare tramandata per generazioni:
si racconta che sul fondo di un pozzo, nell’area del Nuraghe Diana, sia stato accumulato un tesoro frutto di scorribande di un famoso pirata, Giacomo Mugahidui, che aveva scelto quella costa come approdo. Il pirata in seguito ad una sventura, non tornò più, lasciando nella costa la sua compagna. Lei visse i suoi giorni aspettando e scrutando il mare dalla scogliera, sperando che il suo amato ritornasse. Dopo la sua morte, si racconta che furono in molti a rivederla materializzarsi sulla scogliera. Fu chiamata dalle genti del posto “la Capitana” da cui prende il nome la località.
Il luogo, nel tempo fu scavato da tombaroli alla ricerca di questo ambito tesoro e in tanti, si racconta, morirono cadendo in questo pozzo; la località prese il nome di “Is Mortorius”.
Si prosegue verso Cala Regina, sicuro riparo dei bagnanti nei giorni di maestrale. A monte si trova l’omonima torre a guardia della splendida insenatura.
A breve troviamo la favolosa spiaggia di Mari Pintau (mare dipinto, nome che calza a pennello direi), per le sue trasparentissime acque e le diverse sfumature dei suoi colori.
Il litorale è ciottoloso, ma una volta immersi in acqua il fondale è composto da sabbie finissime. Continuando a percorrere la strada verremo sorpresi più avanti dagli spiaggioni candidi di Baccu Mandara e di Solanas, dal promontorio a picco sul mare azzurrissimo di Capo Boi, da Porto sa Ruxi con le sue dune e i suoi gineprai e in ultimo dallo spiaggione di Cala Giuncu a Villassimius con lo stagno retrodunale di Notteri, ricco di avifauna .
È consigliabile intraprendere questo itinerario di buon mattino poiché la strada litoranea è molto trafficata, soprattutto nel pieno della stagione estiva e di sabato e domenica; per il rientro è consigliabile per problemi di traffico percorrere un tratto della SP 17 per poi imboccare la SS 125 variante e la SS 554 bis.
Se non si vuole percorrere la litoranea, molto trafficata, si può optare per la SS 554 bis che congiungendosi alla SS 125 var. riduce notevolmente i tempi di percorrenza.
È irrinunciabile conoscere l’area marina protetta di Capo Carbonara che comprende il tratto di costa sud orientale compreso Capo Boi fino a Punta Porceddus, l’isola dei Cavoli e di Serpentara. Si consigliano visite guidate organizzate.
http://www.ampcapocarbonara.it/home.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_Serpentara
https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_dei_Cavoli
Istituita nel 1998, l'area si caratterizza per acque trasparentissime, fondali ricchissimi di flora e fauna marina, per tratti di costa aspri e inaccessibili costituiti da pareti granitiche color grigio o rosa a picco sul mare, modellate da tempi remoti soprattutto dall’azione dei venti e del mare; questi veri e propri monumenti megalitici si alternano a spiagge candide di sabbie finissime, verdi pinete e vegetazione mediterranea molto fitta.
A Cala Giuncu (Villassimius) uno dei punti più affascinanti della costa sarda: lo stagno di Notteri, diviso dal mare da una sottile lingua di sabbia, ospita fenicotteri, gabbiani, berte, starne.
Le spiagge distese lungo il promontorio di Capo Carbonara si caratterizzano per la lucentezza della sabbia: effetto dei cristalli di quarzo, come nelle calette tra Capo Boi e Campu Longu.
I fondali sono abitati da ricciole, tonni e barracuda: questa specie tropicale ha infatti scelto le acque del sud come luogo di stanziamento. Nei dintorni di Serpentara si possono incontrare i delfini, mentre nelle acque della Secca di Santa Caterina, a 10 metri di profondità, si trova la statua della Madonna del Naufrago, opera dello scultore sardo Pinuccio Sciola.
Per il rientro è consigliabile per problemi di traffico percorrere un tratto della SP 17 per poi immettersi nella SS 554 bis.
Per approfondire http://www.villasimius.org/itinerari-ed-escursioni/
Un altro itinerario suggerito, è quello per conoscere la costa orientale Sarda che è ricca di spiagge a perdita d’occhio.
Per il primo tratto di strada fino a Villassimius si possono seguire le indicazione del precedente itinerario.
Una volta arrivati in paese si prosegue verso Costa Rei, sulla strada panoramica, non prima di aver fatto una capatina a pochi km dal paese all’istmo di Punta Molentis dove si possono ammirare le incantevoli rocce granitiche grigie e rosa, modellate dalla natura che assumono le forme più svariate.
Il paesaggio sul mare visto dalla panoramica è ammirevole e raggiunge il suo apice rivolgendo lo sguardo dai promontori più alti, verso l’isola di Serpentara.
Proseguendo si trova una deviazione per Cala Pira, presa sempre d’assalto dai turisti, soprattutto nel mese di agosto, per le sue acque cristalline; da qui affittando magari un gommone e rivolgendo la prua in direzione Villassimius, si possono ammirare dei tratti di costa selvaggi irraggiungibili da terra e bagnarsi nelle acque delle incantevoli “Piscinas”.
Riprendendo l’itinerario si arriva allo spiaggione di Cala Sintzias che con i suoi 3 km di spiaggia, conserva ancora una sua selvaggia bellezza.
Costa Rei, più avanti, ha sempre una bellissima spiaggia che si sviluppa per un tratto di costa lungo 7km, ma lottizzazioni un po’ troppo invasive ne hanno sminuito notevolmente il suo fascino; caratteristico è “Lo Scoglio di Peppino” un pietrone rotondeggiante unito alla spiaggia da uno stretto lembo di sabbia.
Per chi ama le spiagge non troppo affollate è consigliabile recarsi verso la parte finale di Costa Rei, Piscina Rei, dove nella stagione invernale e primaverile si forma un piccolo stagno facente parte dell’Oasi di Protezione faunistica comprendente anche gli stagni di Feraxi, di Colostrai e San Giovanni.
Per il rientro si consiglia percorrere la SS 125 var. per congiungersi poi alla SS 554bis.
Proseguiamo verso la scoperta delle nostre coste, questa volta raggiungendole attraverso il vecchio tracciato della SS 125 che ci porta nel cuore del del Sarrabus https://it.wikipedia.org/wiki/Sarrabus-Gerrei e del Parco Regionale dei Sette Fratelli.
Questa zona per la sua particolarità e bellezza paesaggistica , meriterebbe una vacanza dedicata da scoprire passo dopo passo attraverso il trekking, o la mtb, da programmare preferibilmente in autunno o in primavera.
Dopo aver percorso circa 20 km da Quartu, sulla sinistra della strada, c’è il bivio per San Gregorio (comune di Sinnai) http://flumini.blogspot.it/2008/04/san-gregorio.html dove la borghesia cagliaritana, a inizi novecento, stabilì uno dei più ambìti luoghi di vacanza primaverile ed estiva, edificando pregevoli ville, integrate architettonicamente e funzionalmente in splendidi parchi, orti e giardini. Questo splendido borgo può essere visitato magari in una gita pomeridiana “fuori porta”.
Ci avviciniamo alle nostre coste, questa volta valicando le nostre montagna; noi le chiamiamo così, anche se la strada raggiunge il punto più alto nel valico “Arcu e Tidu” 430 m s.l.m. per poi degradare verso la costa con una serie di curve e controcurve che ne hanno da sempre fatto la gioia dei motociclisti che sognano il “Mountain” del Thurist Trophi dell’isola di Man… e anche dei ciclisti.
La passione motociclistica però conta su questa strada diverse vittime, per cui si consiglia sempre grande prudenza!
Sono una decina di km che aprono il sipario ad uno spettacolo naturalistico veramente imponente e affascinante così, sulla destra, verso i dirupi, si può ammirare lo scorrere del rio Picocca tra i graniti rosa, colore che viene accentuato nella stagione estiva dallo sbocciare degli oleandri, come ci fosse tra rocce e arbusti un tacito connubio.
Si arriva all’Arco dell’Angelo e mai nome fu più appropriato, per la sua spettacolare bellezza, su cui sbocca l’aspra forra di “Baccu Is Angelus” dove non è difficile veder volteggiare nei cieli l’aquila reale.
Dopo un’altra decina di Km si devia per la SP 97 verso Capo Ferrato dove, dopo aver superato un’altura, si potrà fare una sosta alla la splendida Cala Sa Figu, raggiungibile in breve tempo a piedi, attraverso un facile sentiero.
Ripresa la strada, vedremo la spiaggia di Feraxi, dalla caratteristica sabbia scura, ma con un mare sempre azzurrissimo, la sua pineta e i suoi stagni retrodunali.
Riprendendo poi la SS 125, dopo pochi km si può arrivare allo stagno di Colostrai che insieme a quello di Feraxi, peraltro collegati a quello di San Giovanni e di Piscina Rei, sono stati classificati Oasi Permanente di Protezione faunistica. http://www.visitmuravera.it/oasi-naturalistica-di-colostrai-e-gli-stagni/
Si consiglia di rientrare sempre dalla storica SS 125 per vedere i luoghi attraversati all’andata dalla prospettiva del tramonto che dipingerà la valle del Rio Picocca di nuovi colori.
Per abbreviare i tempi di percorrenza, questo itinerario suggeriamo di percorrerlo dalla SS 554 bis e la SS 125 var che in circa 60 minuti ci porta in quel tratto della SS 125 che avevamo lasciato nel precedente itinerario (Stagno di Colostrai) .
Inizieremo col conoscere una delle spiagge più lunghe della Sardegna, quella di Muravera che si estende per una lunghezza di circa 12 km, dove si alternano tratti di sabbie scure e chiare ed è compresa in un sistema di stagni retrodunali ricchi di avifauna e oggetto di protezione naturalistica.
Uno di questi stagni si trova nei pressi di Torre Salinas dove, fino a poco tempo fa, nella stagione estiva, si poteva raccogliere il sale. È incorniciato dai vivaci colori della macchia mediterranea e su un piccolo promontorio a mare, svetta la Torre Salinas che è stata oggetto, non molti anni fa, di un discutibile “restauro”.
Lo stagno di San Giovanni, più avanti, ha anche una sua importanza per l’economia della zona per la presenza di una cooperativa di pescatori che allevano pesci e mitili .
A poca distanza da questa laguna, si trova La Torre dei Dieci Cavalli, costruita intorno XVI secolo e così chiamata perché era costantemente presidiata da dieci guardie a cavallo sempre pronte ad avvisare le popolazioni limitrofe da imminenti e temutissime invasioni barbaresche.
Lo stagno di Sa Praia, poco distante, in prossimità della foce del Flumendosa è stato dichiarato sito d’interesse comunitario.
https://it.wikipedia.org/wiki/Stagno_di_Sa_Praia
In zona, sul litorale in località “Porto Corallo” dove c’è la disponibilità di 400 posti barca, adiacente ad esso si trova un camping alberato.
Riprendendo il nostro tour sempre attraverso la SS 125, si possono visitare le spiaggie di Quirra e di Murtas, dove si respira ancora un’atmosfera da “primo giorno della creazione”, se non fosse per le limitazioni poste dal poligono militare.
Altro luogo d’interesse paesaggistico e storico è il Castello di Quirra, posto su una rupe che domina la vallata e il mare a 360°. Stupendo è il paesaggio che si gode dalla sua sommità e l’atmosfera di mistero che aleggia intorno al rudere del vecchio maniero, rende ancora più misterioso e affascinante quel luogo per via delle sue leggende.
Castello di Quirra e panorami Visti da un drone: https://www.youtube.com/watch?v=5DNTNwm9Q-U
Concludiamo questo nostro itinerario suggerendo per il rientro, di percorrere la suggestiva e tortuosa storica SS 125, non prima di esserci soffermati a posare il nostro sguardo sulla chiesetta romanica di San Nicola, (XIII sec.) non distante dal castello. È una delle due chiese romaniche della Sardegna realizzate interamente in cotto.
Per chi volesse approfondire sugli itinerari di cui sopra http://www.lamiasardegna.it/files/618.htm
La strada costiera sud occidentale, una volta attraversata Cagliari e il Porto Canale, si snoda sulla SS 195 Sulcitana che attraversa la zona umida dello stagno di SantaGilla e un’ampia zona di “sobborghi” di Cagliari.
Superata l’area in cui sorgono gli impianti della Saras Raffinerie Sarde S.p.A., è d’obbligo una sosta al sito archeologico di Nora, un'antica città di fondazione fenicia nuragica prima, successivamente punica e poi capitale del popolo dei Noritani.
All’epoca della conquista romana della Sardegna (238 a.C.) divenne capitale della provincia romana di Sardegna e conserva i resti di opere imponenti come il foro, l’anfiteatro, gli impianti termali e le abitazioni.
Proseguendo il cammino, dopo circa 15 km, si devia verso la strada costiera SP 71 e si arriva ai tratti di costa più pregevoli, come le spiagge e le dune candide di Chia, col suo stagno retrodunale e la splendida Cala Cipolla, raggiungibile dall’area di parcheggio, percorrendo un breve sentiero.
Proseguendo sulla SP 71 si arriva alla spettacolare spiaggia di Tuerredda e l’omonimo isolotto raggiungibile facilmente a nuoto.
Si riprende la SS 195 e dopo circa una decina di km si può deviare sulla SS 73 che conduce alla spiaggia di Porto Pino con le sue ammirevoli candide dune, gli stagni retrodunali e la pineta.
Per il rientro si consiglia di non percorrere la strada a ritroso per via del traffico, ma di immettersi sulla strada SS 195 e proseguire verso Giba, deviando poi sulla destra verso la SS 293, dove con un’altra deviazione sulla sinistra di pochi km, verso Villaperuccio e una breve passeggiata, si può ammirare su un anfiteatro naturale il sito archeologico di Montessu ricchissimo di Domus de Janas.
Riprendendo il percorso sulla SS 293, si possono visitare i ruderi del castello di Acqua fredda che dall’alto di una rupe, domina una pianura a perdita d’occhio. Vengono i brividi pensare alla storia narrata dal sommo poeta, sul suo costruttore il Conte Ugolino Della Gherardesca.
Il sito è visitabile in circa 45 minuti.
Ritroviamo la via per Cagliari e per casa deviando a destra per la SS 130 e poi la SS 554.
Per questo itinerario s’imbocca la SS 554 da Quartu, per poi immettersi nella SS 130 verso Iglesias, una città di circa trentamila abitanti, nota fin dalla metà dell'ottocento per l’attività mineraria, poi via via dismesse a partire dal dopoguerra.
Dalla SS 130 s’imbocca la SS 126 e poi la SP 83 che ci porterà alla spiaggia di Gonnesa e Fontanamare, battuta spesso dal maestrale che provoca violente mareggiate;
Da questo punto in poi, la strada s’inerpica con forti pendenze, offrendo un panorama mozzafiato sulla scogliera sottostante, sui faraglioni che si ergono dal mare e sulla maestosa imponenza calcarea del Pan di Zucchero (133 metri di altezza, lo scoglio più alto d’Europa).
Si arriva in breve a Nebida, ex località mineraria, rinata come località turistica, frequentata dai bagnanti per le incontaminate calette e anche per chi vuole praticare il free-climbing.
La zona è ricca di storia dell’umana fatica e, per capire meglio i tempi, è doveroso ricordare un fatto emblematico che stigmatizza i sacrifici vissuti: forse pochi sanno dei minatori che periodicamente venivano “esodati” a lavorare sul Pan di Zucchero, rischiando di restare bloccati sull'isolotto per le avverse condizioni meteo, anche più di una settimana con pochi viveri, sperando ogni giorno in un tempo più clemente.
È d’obbligo citare luoghi come la Laveria Lamarmora e il gioiello ingegneristico di Porto Flavia.
Riprendendo il nostro itinerario, si può visitare quel gioiello d’insenatura di Cala Domestica, punto d’attracco, nel secolo scorso, per le navi cariche di minerali estratti dalle miniere della zona. Sono tutt'ora visibili sull'arenile i ruderi dei magazzini della miniera.
Da questo punto in poi, la costa verso nord diviene scogliera aspra e inaccessibile con le sue falesie che cadono a picco sul mare (più di 100m in alcuni punti), fino a Buggerru, paese tristemente noto per l’eccidio di Buggerru.
Questo luogo, con la visita alla galleria Henry e al Museo del Minatore, rappresenta un profondo momento di arricchimento storico e culturale.
Per la conoscenza di questa costa, dal piccolo porticciolo turistico si organizzano escursioni in barca.
Buggerru è nota anche per la vastissima spiaggia di San Nicolò e la sabbia dorata finissima, contornata da bellissime dune ricoperte di una fitta boscaglia di ginepri, lentischi e macchia mediterranea. La zona è stata oggetto di rimboschimento a pino domestico fin dal 1958.
L’itinerario prosegue imboccando sulla destra la SP 83 e dopo circa 8km, deviando sempre sulla destra sulla SS 126 per Fluminimaggiore.
Il suo vasto territorio, ricco di boschi, si innalza dalla costa di San Nicolò fino alle pendici del Monte Linas, in un crescendo di paesaggi panoramici ricchi di asperità che ne suggellano l’unicità della sua bellezza.
È il regno del cervo sardo e del muflone, reintrodotti dall'Azienda Foreste Demaniale, sono anche presenti il cinghiale, la volpe, la lepre, la donnola, il riccio, il gatto selvatico e la martora; tra gli uccelli ricordiamo la presenza dell'aquila reale, della poiana, della ghiandaia, della pernice sarda, dell'upupa, del corvo imperiale e del cuculo; nelle grotte non è raro trovare il geotritone sardo.
Dopo circa 6 Km dal paese, si trova la deviazione per le grotte di “Su Mannau”, che riveste importanza non solo per l’aspetto geologico, ma anche sotto il profilo archeologico e scientifico.
Gli studiosi ritengono che anticamente fu sede di un tempio ipogeico, dove circa 3000 anni fa, sacerdoti nuragici, praticavano antichi riti legati all'acqua sacra e in qualche modo collegati poi ai riti praticati nel tempio di Antas non molto distante dalla grotta.
Per rientrare a casa usciamo dalla SS 126 e sulla sinistra, imbocchiamo la SS 130 e poi la SS 554.
La Costa Verde si estende per circa 47 chilometri, da Capo Frasca a Nord, fino al promontorio di Capo Pecora a Sud ed è caratterizzata da dune di sabbia dorata che si innalzano sul livello del mare, anche fino a 100m, annoverate fra le dune più alte d’Europa e incluse nei Patrimoni dell’UNESCO.
Appare al visitatore come con un innesto Sahariano in un tratto di costa mediterraneo.
Per raggiungere il tratto di costa più suggestivo, dobbiamo dalla SS 554, percorrere la SS 131 (o E5) e svoltare a sinistra sulla SS 197 per per Guspini; da qui si deve imboccare la SP 66 per Montevecchio e poi la strada per Ingurtosu, ancora sterrata ma facilmente percorribile, o da Arbus la SP 66 .
La strada serpeggia in discesa attraverso un paesaggio surreale che ci parla solo di attività minerarie dismesse e dei ruderi degli agglomerati delle case dei minatori, e facenti parte d’archeologia mineraria, che trova la massima espressione nella “cattedrale” per eccellenza, rappresentata dalla laveria Brassey d’Ingurtosu.
Da questo punto, si apre ai nostri occhi un angolo di mondo unico nel suo genere, che ha per nome Is Piscinas , dove l’incanto prende il sopravvento sulla sensazione di malinconia provata prima.
Le dune, altissime, contornate a monte da una macchia mediterranea fittissima e rigogliosa che le trattiene, degradano verso un mare azzurrissimo, battuto spesso dai venti di maestrale che è stato troppe volte ostile per i bagnanti e imbarcazioni .
Verso nord, domina sul paesaggio la sagoma inconfondibile e austera del Monte Arcuentu.
È il paradiso per gli appassionati di fotografia, che nei giorni di cielo terso, attendono la luce giusta del tramonto per immortalare gli attimi d’incanto vissuti.
Ogni volta che ci si reca nella zona, si percepisce un certo cambiamento dei luoghi perché il vento di maestrale che investe le dune, le modella continuamente.
Per poi rendersi conto meglio del paesaggio, è d’obbligo sottoporsi al sacrificio di scalarle e non ci si deve arrendere ai cedimenti di ogni passo per via della loro consistenza simile al borotalco!
Una volta raggiunta la sommità è uno spettacolo che infonde gioia e anche gli adulti ritornano bambini improvvisando delle capriole con i propri figli.
La prossima tappa sarà Scivu oasi del wwf, imboccando da Is Piscinas la SP 66, attraversando i caseggiati semi abbandonati d’Ingurtosu e trapassando il Castello che ospitava il centro direzionale della miniera e la casa del direttore stesso; poco più avanti si trova la bellissima chiesa di S. Barbara raggiungibile attraverso una ripida scalinata dove, dalla sua piazzetta, si apre un panorama incantevole.
Si esce dalla SP 66 e s’imbocca quindi la SS 196 e dopo circa una decina di chilometri si devia sulla destra per la strada comunale di Scivu.
Dopo pochi km si raggiunge la spiaggia, che appare sormontata da pareti di arenaria a tratti inconsistente che si specchia su un mare dove il verde smeraldo sfuma nell’azzurro intensissimo fino all’orizzonte.
Il primo impatto è quello di sentirsi isolati dal mondo, lontani da qualsiasi cosa che parli di civiltà, avvolti da un silenzio musicato solo dal mare e dal vento, così che è naturale sentirsi un po’ naufraghi e poeti, approdati in un lembo di sabbie dorate di un mare d’estate!
In questi splendidi e reconditi lidi, è facile che animali come la tartaruga Caretta Caretta trovino l’habitat adatto per deporvi le uova e che, nell’immediato entroterra, si possa incontrare il cervo sardo, salvato dall’estinzione.
Questo angolo di paradiso appartiene al Comune di Arbus che fa parte dei dieci comuni italiani premiati per anni con il riconoscimento di “cinque vele” di Legambiente ai mari d’Italia per l’eccellente qualità delle acque (Guida blu).
Rientreremo imboccando la SS 126 per Arbus, la deviazione per il paese di Gonnosfanadiga per poi immetterci nella SS 196 verso Villacidro, uscire da Villassor verso la 131 e poi a casa attraverso la 554.